Tiroide e ipotiroidismo: come riconoscerlo
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Penso sia capitato a molti di lamentarsi per la difficoltà nel dimagrire e ipotizzare che la causa possa essere una tiroide poco funzionante. C’è una verità in questa associazione? Certo che sì, capiamo quali sono i meccanismi sottostanti e come muoversi!

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla posizionata anteriormente alla trachea. La sua funzione nell’adulto caratterizza fortemente la qualità della vita, difatti gli ormoni tiroidei influenzano la crescita, regolano i battiti cardiaci, i livelli di colesterolo, il peso corporeo, la forza muscolare, le condizioni della pelle, il ritmo delle mestruazioni, lo stato mentale e tante altre funzioni, tra cui il metabolismo (indicando all’organismo quanto veloce lavorare e come usare l’energia). La funzionalità della tiroide è influenzata a monte da altre due ghiandole endocrine, ipotalamo e ipofisi, attraverso il rilascio di ormoni.

La tiroide produce, a partire dal precursore tirosina (aminoacido), gli ormoni triiodotironina (T3) e tiroxina o tetraiodotironina (T4). Lo iodio è fondamentale poiché parte costituente della molecola (identificato dai numeri). La produzione di T4 e T3 non è equipollente ma a netto favore del T4, che a livello periferico viene convertito in T3 grazie ad un’attività enzimatica locale tessuto-specifica, il che significa variabile in base al tessuto al quale si fa riferimento.

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L’ipotiroidismo è una condizione, presente nel 20% della popolazione, nella quale si ha una riduzione della funzionalità della ghiandola tiroidea. Viene normalmente diagnosticato quando i valori di T3 e T4 risultano ridotti, mentre il TSH elevato. I sintomi che ne conseguono sono: stanchezza, astenia, sonnolenza, alterazioni del ciclo mestruale, brain fog (ovvero ottundimento mentale), cattiva circolazione e ritenzione idrica, freddo alle estremità, aumento di peso o difficoltà nel perderlo, abbassamento del tono dell’umore. La sintomatologia è generica, per questo spesso passa molto tempo prima di arrivare alla diagnosi. Il sintomo che più spinge alla valutazione dei valori ematici per verificare la funzionalità tiroidea è proprio la difficoltà nel perdere peso, sottovalutando gli altri elementi come stanchezza, sonnolenza, cattiva circolazione spesso presenti a prescindere dalla funzionalità tiroidea. Nella donna è frequente evidenziare un cambiamento della funzionalità tiroidea anche a causa dell’alterazione del ciclo mestruale.

L’ipotiroidismo può essere franco (illustrato sopra) oppure subclinico, situazione che vede un rialzo del TSH a discapito di valori ‘normali’ di T3 e T4. Anche nell’ipotiroidismo subclinico la sintomatologia descritta sopra può essere parzialmente o totalmente presente e quindi fortemente debilitante. Ho scritto normali tra virgolette perché bisogna capire cosa si intende con questa parola. I valori limite indicati nelle analisi ematiche sono quelli ottenuti come media statistica della popolazione generale, tramite campionamento. Non necessariamente quindi includono tutte le casistiche potenzialmente presenti. Inoltre, parlando di ipotiroidismo subclinico, deduciamo che gli esami ematici risultano fondamentali per avere un quadro della situazione tiroidea attuale e allo stesso tempo che all’interno del medesimo range si possono osservare un ventaglio di situazioni fortemente diversificate. Intuitivamente capiamo che, se ad esempio ho un range che spazia da 2 a 10, avere un valore di 2,5 sarà molto diverso rispetto ad un valore pari a 9. Per rendere più chiaro il ragionamento guardate la figura sottostante dove è bene evidenziato tramite colori diversi una funzionalità scarsa, buona o ottimale. Da qui deriva l’importanza di considerare diversi fattori quali i valori ematici di TSH, fT3 e fT4 e la sintomatologia riportata dall’individuo.

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A livello farmacologico l’ipotiroidismo è curato attraverso la somministrazione di ormoni sintetici che in pratica sostituiscono l’attività della tiroide parzialmente o totalmente. La cura può essere limitata nel tempo o permanente a seconda delle necessità specifiche dell’individuo dietro specifiche indicazioni dello specialista in endocrinologia. I farmaci possono prevedere la somministrazione di sola levotiroxina (T4) oppure della combinazione di T3 e T4. Un altro punto sul quale vorrei soffermarmi è l’importanza di trattare anche l’ipotiroidismo subclinico dal punto di vista nutrizionale e di integrazione. L’alimentazione, che in questo caso ha un ruolo terapeutico, combinata con un’idonea supplementazione, possono ripristinare una funzionalità tiroidea fisiologica o addirittura migliorare una funzionalità standard rendendola ottimale (ricordate lo specchietto sopra). 

L’ipotiroidismo può essere causato da un processo autoimmune. La patologia che ne deriva viene definita tiroidite di Hashimoto, una patologia cronica nella quale l’organismo produce anticorpi diretti contro la tiroide, provocando una forte infiammazione (da cui la definizione tiroidite). L’analisi ematica che evidenzia elevati anticorpi Anti-tireoperossidasi (Anti-TPO) e Anti-tireoglobulina (Anti-Tg) ne permette la diagnosi. La tiroide attaccata dagli anticorpi viene distrutta, perdendo gradualmente la sua funzionalità (sintesi di ormoni tiroidei). La presenza di un processo autoimmune rende il decorso cronico e differenzia il protocollo alimentare da attuare, di cui parleremo nel prossimo articolo. Tuttavia modificando lo stile di vita, ampliando quindi il discorso non solo all’alimentazione ma anche ad esempio all’attività fisica, è possibile invertire il processo. Per inciso è bene ricordare che la presenza di una patologia autoimmune predispone più frequentemente all’insorgenza di altre patologie autoimmuni.

A volte capita che iniziando un percorso nutrizionale la persona abbia molta difficoltà nella perdita di peso, nonostante riferisca di aderire al piano alimentare suggerito. Qualora la persona non abbia esami recenti relativi all’attività tiroidea è sicuramente bene svolgerli. Se dalle analisi si evidenzia un’alterazione della funzionalità tiroidea è fondamentale inviare la persona da un endocrinologo esperto in funzionalità tiroidea.

Nel prossimo articolo vedremo qual è l’alimentazione più indicata in caso di ipotiroidismo. Qualora riconosciate la sintomatologia descritta oppure abbiate già una diagnosi di ipotiroidismo affidatevi a professionisti che lavorino attraverso un approccio olistico sulle alterazioni della funzionalità tiroidea e che siano aggiornati sui nuovi approcci alimentari, farmacologici e integrativi a riguardo.

#Educational1 settembre 2017