Come accennato determinati alimenti possono influire in maniera significativa sulla manifestazione dei sintomi. Quali sono questi alimenti? Essi sono stati selezionati in base alla presenza di monosaccaridi, disaccaridi, oligosaccaridi e polioli fermentativi (il quale acronimo in inglese corrisponde a FODMAP). Le molecole elencate sarebbero responsabili delle manifestazioni maggiormente riscontrabili in presenza di IBS, da qui la nascita dell’alimentazione definita low-FODMAPs. I FODMAPs sono carboidrati a corta catena, comprendenti fruttosio, lattosio, frutto e galatto-oligosaccaridi, accomunati dalle seguenti proprietà:
1) scarso assorbimento a livello dell’intestino prossimale
2) piccole dimensioni che le rendono osmoticamente attive. Una volta arrivate a livello dell’intestino tenue distale e del colon, per effetto osmotico incrementano il contenuto di acqua e provvedono a formare il substrato della fermentazione batterica da cui si origina la produzione di gas
3) rapida fermentazione da parte dei batteri con espansione di popolazioni batteriche
4) maggiore produzione di idrogeno piuttosto che metano.
Lo scarso assorbimento nell’intestino tenue è dovuto a una lenta o bassa capacità dei meccanismi di trasporto dell’epitelio intestinale, per questo non sorprende che tra le molecole coinvolte si annoverano fruttosio, lattosio, fruttani, galattani o molecole troppo grandi per essere assorbite attraverso diffusione semplice (polioli). La velocità con la quale le molecole sono fermentate è una diretta conseguenza della lunghezza della catena dei carboidrati coinvolti.
L’alimentazione low-FODMAPs è caratterizzata da un primo periodo di esclusione, anche se dovremmo parlare piuttosto di forte limitazione come suggerisce il termine inglese low (scarso), di tutti gli alimenti caratterizzati da un eccesso di FODMAPs. Principalmente si escludono quattro categorie di alimenti, ovvero quelli con un eccesso di: fruttosio, lattosio, oligosaccaridi (fruttani e galattani) e polioli.
Il fruttosio è un esoso presente ad esempio in frutta, miele, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. Esso è assorbito dall’epitelio intestinale grazie a due diversi meccanismi. Nel primo il fruttosio libero è catturato da un trasportatore facoltativo, GLUT-5, presente lungo tutto l’intestino ma con un basso livello di saturazione. Nel secondo, quando si ha la co-presenza del glucosio, il fruttosio è assorbito in maniera più efficiente, grazie alla presunta inserzione di GLUT-2 a livello della membrana apicale. Il malassorbimento del fruttosio si manifesta quando il fruttosio libero (in eccesso rispetto al glucosio) si trova nel lume. Se l’assorbimento del fruttosio è efficiente nell’individuo, la restrizione alimentare degli alimenti ricchi di fruttosio potrebbe non essere necessaria. Per indagare questa capacità è possibile effettuare il breath test all’idrogeno.
Il lattosio, un disaccaride naturalmente presente nel latte dei mammiferi tra cui mucche pecore e capre. Il malassorbimento di lattosio (rilevabile grazie al breath test all’idrogeno) indica che il lattosio rientra tra le molecole da tenere escluse.
I legumi, tra cui lenticchie, ceci e fagioli rossi, sono un’importante fonte alimentare di galattani, molecole facenti parte degli oligosaccaridi.
I polioli sono FODMAPs relativamente poco esplorati ma si ritrovano naturalmente in molti alimenti, un esempio è il mannitolo dei funghi. Essi sono utilizzati come dolcificanti artificiali, identificati in etichetta dalle seguenti sigle: sorbitolo (420), xilitolo (967), mannitolo(421), maltitolo (965), isomalto (953). I polioli non hanno un sistema di trasporto attivo dedicato nell’intestino tenue e sono probabilmente assorbiti per diffusione passiva. Il sorbitolo è anche commercializzato come lassativo e avvertimenti sono presenti su caramelle e gomme da masticare senza zuccheri, poiché un loro abuso può avere effetti lassativi.
L’elemento cardine dell’approccio low-FODMAPs è l’eliminazione contemporanea di tutte le molecole potenzialmente coinvolte, portando alla creazione di un ‘campo’ neutro da cui ripartire. Il cut-off del contenuto di FODMAPs, ovvero la soglia che definisce se un alimento è classificato a basso oppure alto contenuto, non è definito nettamente. Un’ulteriore complicazione è dovuta al fatto che la sommatoria dei FODMAPs ingeriti in un pasto risulta fondamentale nella presentazione della sintomatologia, al di là del contenuto del singolo alimento. Per quanto tempo è necessario sospendere gli alimenti in questione? Il periodo di eliminazione può variare dalle 4 alle 8 settimane a seconda dell’effettiva riduzione dei sintomi. Già dopo 24-48 ore si può avere una riduzione della produzione di gas, tuttavia la risposta è altamente individuale. Come potete osservare i fattori in gioco sono molti così come le risposte di ciascun organismo.
Abbiamo sottolineato la superiorità dell’approccio low-FODMAPs rispetto alle linee guida NICE, tuttavia alcuni consigli rimangono assolutamente validi e da applicare anche nell’alimentazione low-FODMAPs. Tra di essi la limitazione del consumo di Caffè e tè, cibi piccanti e speziati, alcol, cibi fritti o ricchi di grassi come dolci a base di creme, salumi e insaccati. Altri atteggiamenti da suggerire sono l’assunzione di frutta lontano dai pasti, la limitazione di prodotti insufflati d’aria come cappuccino (anche vegetale) milk-shake, frullati, soufflé e tutte le preparazioni che prevedono l’utilizzo del mixer o del frullatore ad immersione.
In seguito al periodo di eliminazione si procede con quelli che vengono definiti challenge-test, ovvero si testano ad una ad una le varie categorie di alimenti eliminate mantenendo inalterato il resto dell’alimentazione low-FODMAPs. Una volta testati tutti gli alimenti si avranno indicazioni chiare su ciò che sarà possibile inserire nella nostra alimentazione quotidiana e ciò che invece è bene mantenere escluso. Oltre alla tipologia di alimenti che è possibile utilizzare questi test permettono di avere un’idea sulla quantità e le combinazioni di alimenti. Come suggerito in precedenza la sommatoria del contenuto di FODMAPs del pasto è tanto importante quanto la quantità del singolo alimento poiché i pasti comuni comprendono spesso più alimenti ad elevato contenuto di FODMAPs, senza considerare quegli alimenti che hanno più FODMAPs al loro interno.
Detto ciò affidatevi a dei professionisti che conoscano la sindrome e sappiano come trattarla sotto i vari punti di vista (psicologico, farmacologico, dietetico, etc). Come ultima cosa vorrei sottolineare come le strategie che vengono messe in atto per migliorare l’IBS, inclusa l’alimentazione low-FODMAPs, a volte non sono completamente risolutive, ma sicuramente comportano un miglioramento netto della sintomatologia e della qualità di vita. Individuando i ‘colpevoli’ e allontanandoli dalla nostra alimentazione quotidiana avremo un netto beneficio, consapevoli che se quella volta vogliamo concederceli il giorno dopo avremo qualche conseguenza negativa.