Che piacere sedersi in un locale tipico dell’entroterra toscano (lo so sono di parte!) e godersi un tagliere di formaggi e salumi accompagnato da un buon calice di Chianti! Per qualcuno però questo momento idilliaco è spezzato dalla susseguente manifestazione di sintomi come mal di testa, congestione nasale, orticaria, ipotonia. Se è successo anche a voi potreste aver provato sulla vostra pelle (e non è solo un modo di dire!) una reazione da intolleranza all’istamina.
L’intolleranza all’istamina, i quali sintomi mimano quelli di una reazione allergica, è il risultato di un disequilibrio tra accumulo di istamina e capacità di degradazione della stessa. L’ingestione di alimenti ricchi di istamina, alcol, o farmaci che rilasciano istamina o bloccano la diamino-ossidasi (DAO), il maggior enzima deputato alla degradazione della stessa, possono provocare i sintomi soprammenzionati oltre che ipotensione, aritmia, prurito, rossori, alterazioni gastrointestinali e molti altri che potete leggere nell’immagine sottostante. I distretti colpiti sono molti, tra cui tratto respiratorio, apparato gastrointestinale, utero, pelle, sistema cardiovascolare, sistema nervoso centrale e midollo osseo. Il comune mal di testa è dovuto ad un fenomeno vascolare, causato principalmente da monossido di azoto.
Approssimativamente l’1% della popolazione soffre di intolleranza all’istamina, tuttavia a causa dei sintomi multi-fattoriali è spesso sottovalutata oppure confusa con altre cause.
Approfondiamo la natura della molecola per meglio capire la sua funzione e degradazione nell’organismo. L’istamina fu scoperta nel 1910 da Dale e Laidlaw e fu individuata nel 1932 come mediatrice di reazioni anafilattiche. Essa è sintetizzata a partire dall’amminoacido istidina dall’enzima L-istidina decarbossilasi. L’enzima contiene nella sua struttura il piridossal fosfato (vitamina B6).
L’istamina é sintetizzata da mastociti, basofili, piastrine, neuroni istaminergici e cellule enterocromaffini dove è stoccata in vescicole all’interno della cellula e rilasciata in seguito a stimolo. Gli stimoli possono essere immunologici, come il ben noto ruolo nelle reazioni allergiche, oppure non immunologici come neuropeptidi, complemento, citochine.
L’istamina è metabolizzata, ovvero degradata, in 2 diverse vie: attraverso la deaminazione ossidativa grazie alla DAO o per azione dell’istamina-N-metiltrasferasi (HNMT). La DAO è responsabile nello specifico dell’eliminazione dell’istamina extracellulare dopo l’ingestione col cibo. Nei mammiferi l’espressione della DAO è ristretta in specifici tessuti. La più alta attività si registra nell’intestino tenue e nel tratto ascendente del colon, placenta e rene.
L’intolleranza all’istamina risulta in un’aumentata concentrazione di istamina plasmatica, sia per eccessivo introito o rilascio sia per una ridotta degradazione.
Quando la concentrazione di istamina plasmatica è compresa tra 0,3 e 1,0 ng/mL è considerata nella norma, al crescere di essa si possono manifestare sintomatologie quali aumentata secrezione acida da parte della mucosa gastrica (con una concentrazione di 1-2 ng/mL) fino ad arresto cardiaco (con una contrazione di 100 ng/mL).
Una sovrapproduzione può essere dovuta ad allergie, mastocitosi, infezione batterica, nonché aumentata ingestione di istidina o istamina da cibo o alcol. Tuttavia la maggior causa di intolleranza è l’alterata degradazione, ovvero l’incapacità di eliminarla. La causa può risiedere nei geni interessati, in seguito a piccole differenze chiamate polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs), o ridotta funzionalità di DAO o HNMT. Una riduzione dell’attività della DAO si osserva anche in patologie intestinali con alterazioni della mucosa. Un’ulteriore causa di accumulo di istamina può essere la concomitante presenza di altre ammine biogene, alcol o farmaci (un esempio è l’acido acetilsalicilico, la comune Aspirina) che inibiscono gli enzimi deputati alla degradazione. In questo modo si riduce la capacità dell’organismo di degradare l’istamina, attraverso un meccanismo di inibizione competitiva.
L’istamina e altre ammine biogene sono presenti in varie concentrazioni in molti cibi e la loro presenza aumenta in seguito al processo di maturazione. La formazione di ammine biogene nei cibi richiede la presenza di aminoacidi liberi, microrganismi decarbossilasi postitivi e condizioni favorevoli la crescita batterica nonché l’attività dell’enzima decarbossilasi. Gli aminoacidi presenti in molto cibi possono essere liberati durante la lavorazione o lo stoccaggio. Un’elevata concentrazione di istamina difatti si riscontra in molti prodotti fermentati battericamente come formaggio stagionato (gouda, camembert, emmental, parmigiano), crauti, vino (champagne e vino rosso maggiormente) e carne processata (salame, salsiccia stagionata), pesce conservato o affumicato (sgombro, sardine, tonno, aringa).
Putrescina e tirammina, ammine utilizzate anche come indicatori di qualità igienica alimentare, possono provocare reazioni di intolleranza in combinazione con l’istamina. La causa sembra dovuta all’inibizione della DAO da parte delle prime o la promozione della liberazione di istamina da parte della putrescina.
Anche se a basso contenuto di istamina, molti cibi come agrumi, papaya, fragole, ananas, cioccolato, crostacei, bianco dell’uovo, additivi, spezie possono determinare il rilascio della stessa dalle vescicole di accumulo delle cellule predisposte. L’alcol e più nello specifico il vino rosso, è ricco di istamina nonché un potente inibitore della DAO. La relazione tra ingestione di vino, aumento dell’istamina plasmatica e l’occorrenza di starnuti, rossori e mal di testa è dimostrato in vari studi.
Possiamo indicare quindi, al di là delle varie concentrazioni negli alimenti, i seguenti fattori come influenti nella possibile reazione di intolleranza istaminica:
-quantità dello specifico alimento consumata,
-presenza di altre ammine biogene,
-ingestione di alcol o farmaci inibenti la DAO (tra cui analgesici e antinfiammatori come acido acetilsalicilico, mucolitici come acetilcisteina, antidepressivi come amitriptilina)
Le donne intolleranti all’istamina spesso soffrono di mal di testa ciclici in relazione al ciclo mestruale, in quanto gli estrogeni modificano la capacità di gestione del carico istaminico. Viceversa l’istamina stimola in maniera dose-dipendente la sintesi di estradiolo attraverso il recettore dell’istamina di tipo (H1R), aumentando in alcuni casi la dismenorrea, ovvero alterazioni mestruali caratterizzati da disturbi generali o locali e dolori.
In gravidanza la DAO è prodotta a concentrazioni molto elevate dalla placenta, determinando una grande capacità dell’organismo di degradare l’istamina. Si spiega in questo modo perché frequentemente si osservano remissioni da intolleranze alimentari durante la gravidanza.
In conclusione in presenza dei sintomi suddetti è possibile ricondurre la causa ad intolleranza all’istamina, con queste semplici regole, nelle quali può essere utile l’utilizzo del diario alimentare:
-correlazione temporale con ingestione di alimenti ad alto titolo di istamina
-correlazione temporale con ingestione di alcol o farmaci favorenti il rilascio di istamina o inibitori di DAO
-miglioramento della sintomatologia in seguito a riduzione o eliminazione di alimenti ad alto titolo di istamina, utilizzo di antistaminici, stabilizzatori di mastociti o sostituti di DAO.
Un’alimentazione a basso carico di istamina è costituita da assenza di alcol, alimenti fermentati o maturati a lungo come formaggio stagionato, carne processata e prodotti lievitati, nonché alimenti ad alto contenuto di istamina come spinaci, pomodori o liberatori di istamina come gli agrumi. Parallelamente e a seconda della gravità dei sintomi l’utilizzo di antistaminici (H1 e H2 antagonisti) potrebbe coadiuvare la remissione.
Oltre a limitare l’assunzione di istamina è possibile aumentare la capacità del corpo di degradarla integrando vitamina C e vitamina B6, cofattori della DAO.
Bibliografia:
Maintz L, Novak N, Histamine anh histamine intolerance, AM J Clin Nutr, 2007; 85:1185-96.